Facce sensibilmente nuove
Diario
Ti solletica tutto, quando togli completamente la barba dopo lungo tempo. Ed è anche abbastanza ovvio, a pensarci nemmeno troppo, che siano soprattutto le parti più abituate alla peluria (subito sotto il naso, dove i baffi sono perdurati anche quando il resto della barba andava via) a scoprire questa nuova, accesa sensibilità.
Come uscendo da un lungo periodo d'oscurità si sente lancinante sugli occhi la luce del sole, e viceversa ci si trova ciechi scivolando dal pieno giorno ad una piccola notte scura scura, ogni sensazione improvvisa e nuova giunge quasi con un senso di fastidio. Poi sopravviene l'abitudine, in tempi che dipendono dal soggetto quanto dal tipo di stimolo, e siamo noi stessi a ‘cancellare’ dalla nostra esistenza ciò la cui permanenza ci arreca fastidio. In alcuni casi, come è spesso vero per i gusti acquisiti, l'abitudine riesce persino a trasformare qualcosa che il nostro corpo di primo acchitto rigetterebbe in qualcosa di apprezzato, se non di attivamente cercato.
Questa mutabilità del nostro esperire è per chi la vive impercettibile, e sorge alla coscienza solo quando imposta da bruschi stimoli esterni. E fin tanto che rimane sommersa, noi non diremmo nemmeno che essa avviene. Con essa si sposta il nostro sistema di riferimento, e sono sottili i segnali che possono dirci che esso non sia statico, ma dinamico. È questo che ci porta a cercare, ed accettare sollecitamente, sistemi di riferimento consoni, rigettando invece anche violentemente tutto ciò che minaccerebbe la nostra illusione di stabilità.
Quello che si perde così, quello che sfugge, è che non solo la costanza è armonica.