La legge dei grandi culi
Diario
Mi fa male il cuoio capelluto, come spesso mi succede quando mi sganascio dalle risate. Il motivo è facile da spiegare. Partiamo dall'inizio, con il cosiddetto “paradosso” di Monty Hall (che in realtà un paradosso non è).
La versione standard del problema si espone con porte, macchine e capre, ma ovviamente per rapidi esperimenti casalinghi si può benissimo giocare con tre carte (es. due joker ed un asso): c'è un direttore del gioco, che mescola le carte; il giocatore (che vince se pesca l'asso) sceglie una carta senza girarla; a questo punto il direttore scopre una delle due carte rimaste, mostrando un joker (c'è sicuramente almeno un joker tra le carte rimaste), e dà al giocatore la possibilità di cambiare carta con quella rimasta coperta.
Il paradosso sta nel fatto che al giocatore conviene cambiare carta, perché ha 2/3 di probabilità di trovare l'asso nella carta rimasta coperta contro l'1/3 di probabilità di averlo nella carta scelta inizialmente. Né mio padre né mia madre se ne sono fatti convinti in teoria, e siamo quindi passati alla pratica, cosa che è bastata a convincere mio padre con poche tornate.
Ben diverso è invece stato il caso di mia madre, rimasta (e che tuttora rimane) arroccata nella sua posizione, ovvero che dopo la scopertura vi sia il 50% di probabilità che la propria carta sia quella giusta, e quindi tanto vale rimanere sulla propria scelta.
E d'altronde come si fa a convincere del torto una che becca la carta giusta (su 3!) 8 volte su 11?
In qualche modo, è stato come scoprire l'opposto della legge dei grandi numeri: ovvero quella del gran culo.