Lunga fila ai controlli di sicurezza, per entrare e per uscire, qualcosa come la frontiera tra Cina e Taiwan. Passavo sotto il metal detector senza problemi, ma comunque la guardia (donna, erano tutte donne) mi ferma, prima mi misura con un metro da sarta, poi mi dice qualcosa nella sua lingua, che non capisco subito, guardo le altre guardie per vedere se riesco a capire qualcosa, la guardia che mi sta controllando mi dice qualcosa in italiano, ora non ricordo cosa, ma da allora parliamo in inglese. Mi fa togliere le scarpe, poi mi fa calare i pantaloni, dietro di me in fila ci sono altre persone con me, non ricordo più se amici o parenti o entrambi. Quando mi calo le brache tolgo dalla tasca dei boxer il cellulare, ma alla guardia non interessa, invece con una stana cosa gialla acchiappa qualcos'altro che ho nei boxer, ed è un fazzoletto di carta per il naso, usato. Lo butta via.
Poco dopo siamo seduti in un angolo mentre la fila dei controlli continua. Ci racconta il motivo per cui stanno controllando tutti, uno per uno, vediamo tra la gente una che io so essere una cleptomane, non riesco a capire se è un personaggio di un film visto di recente o il personaggio di un altro sogno, e la guardia nel frattempo mi dice che quella per esempio passa da lì spesso e da svegli non è un problema ma la notte di lei non ci si deve fidare, ed io le dico che lo so, è una cleptomane, e non lo fa nemmeno apposta.
Mentre mi spiega il motivo dei controlli, mi informa che mi ha tolto anche la copia della carta d'identità, copia che io non avevo; tra l'altro tutti i miei documenti erano chiusi nel mio marsupio che lei non aveva aperto. Poi capisco, e le dico che quella è la patente, mi serve per tornare a casa, senza non posso guidare. Prendo la carta d'identità dal marsupio per farglielo vedere.
Mentre mi sveglio, appena in tempo per prepararmi per andare a prendere la Sorella Maggiore, mi rendo conto di essermi dimenticato di fare alla guardia i complimenti per il perfetto italiano.
Questo il sogno che mi ha dato il benvenuto ad oggi, quinta giornata di mare di quest'estate, in quel di Pachino. Vi informo che Catania—Pachino è un
lungo percorso, e la prima cosa che la tua caviglia scopre quando scendi dalla macchina, alla fine del viaggio di ritorno, è: «wow, mi posso muovere anche in altre direzioni». È stata una gran bella giornata, con un ottimo pasti a pranzo e cena, due rapide partite a Machiavelli e bella compagnia ad alleviare le estenuanti ore di macchina, ma ora sono stanco e vado a dormire.